• Titolo: APLAR 3. Applicazioni laser nel restauro.
  • Atti del convegno. Bari 18-19 giugno 2010.
  • Curato da: Anna Brunetto
  • Editore: Il prato
  • Collana: Sintonie laser
  • Data di Pubblicazione: marzo 2011
  • ISBN: 978-88-6336-122-3
  • Pagine: 256
  • Formato: illustrato in b/n, copertina 4 colori, brossura, 21x28 cm
  • Costo di copertina 25,00 euro
INDICE e Abstracts
PROGRAMMA DEL CONVEGNO4
Ruggero MARTINES, Presentazione7
Corrado PETROCELLI, Presentazione9
Lorenzo APPOLONIA, Presentazione13
Anna BRUNETTO, Presentazione15
Sessione orale - PRIMA PARTE - Casi applicativi ed esperienze maturate
S. E. ANDRIANI1, C. PIFFAUT2, I. M. CATALANO1, A. PICCOLO3, F. VONA3, I. VAN DER WERF4, A. BRUNETTO5
La pulitura laser della fonte battesimale della chiesa di sant'Adoeno in Bisceglie (BT) Continua...
1Laboratorio L.I.A.C.E. - Dip.di Fisica-Università degli Studi di Bari, 70126 Bari, andriani@fisica.uniba.it, catalano@fisica.uniba.it
2La MECASTONE di Tamborero Luc- Via Sciarra 8, 70052 Bisceglie (BA), claire_piffaut@yahoo.fr
3Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Puglia, 70122 Bari, Fabrizio.vona@beniculturali.it
4Dipartimento di Chimica - Università degli Studi di Bari - ivanderwerf@chimica.uniba.it
5RESTAURI BRUNETTO di Brunetto Anna - strada del Tormeno 63 - 36100 Vicenza, annalaser@alice.it


La Chiesa di Sant'Adoeno in Bisceglie (BT) risulta edificata, nel gennaio 1074, in una concessione di privilegi del vescovo di Bisceglie, agli abitanti di alcuni casali, i quali avevano provveduto, a proprie spese, alla sua erezione. Tra i privilegi, di particolare importanza è l'autorizzazione al battesimo dei bambini nella chiesa stessa, contravvenendo alla consuetudine che voleva l'impartizione del sacramento esclusivamente in cattedrale. Il fonte battesimale, di cui la chiesa è dotata, è coerente, sul piano stilistico e decorativo, con la scultura protoromanica pugliese e con la miniatura fiorita in Terra di Bari negli ultimi decenni dell'XI secolo, ponendosi tra i fonti più antichi e pregevoli della Regione. Si tratta di un monolite in pietra calcarea (dimensioni: h 51cm; diametro: 126cm) realizzato per una visione circolare e montato su di un piedistallo ottagonale. All'esterno della coppa sono scolpite a bassorilievo le immagini del Cristo Pantocratore, di San Giovanni Battista ed i simboli dei quattro Evangelisti, mentre il piedistallo presenta una decorazione che sembra essere stilisticamente differente. Le sue notevoli dimensioni consentono l'ipotesi di una sua originaria collocazione in un battistero, esterno alla chiesa medievale per poi essere parzialmente inserito nella muratura di tompagno che occludeva il portale sud della chiesa ove è rimasto fino alla recente rimozione avvenuta nel 2007. Una volta rimossa da tale collocazione, l'opera ha evidenziato uno stato di degrado differenziato: a) la parte emergente presenta abrasioni e gradinature dovute a precedenti pesanti interventi di pulitura e tracce di vernice verde di tre tonalità diverse, presumibilmente dovute a tentativi di verniciatura tesi ad ottenere un color bronzo (rame); b) la parte murata, rivela oltre a stratificazioni di degrado accumulatesi nel corso dei secoli anche tracce policrome (rosso, arancione, nero e giallo) riconducibili ad una coloritura originale.
Si è reso necessario un delicato intervento di restauro con tecnologia laser (capace di garantire un'elevata selettività nell'intervento) che, nell'assoluto rispetto della materia e delle qualità plastiche, potesse restituire il fonte all'originaria integrità. Al fine di graduare l'intervento di pulitura, sono state testate 3 diverse tipologie di sorgenti laser a Nd:YAG caratterizzate da differenti durate dell'impulso: laser ad impulsi di 40-110 µs (Laser in Short Free Running), 70ns (Laser Long Q-Switched) e 8ns (Laser in Q-Switched). L'opera è stata sottoposta ad una puntuale indagine diagnostica tesa a stabilire lo stato di conservazione del fonte e la natura delle differenti policromie presenti. Sono state condotte analisi di stratigrafia con osservazioni al microscopio ottico e a scansione elettronica (SEM), analisi a fluorescenza di raggi X (XRF) in situ e in laboratorio (EDXRF). La decorazione del fonte è risultata realizzata mediante l'applicazione uno strato di preparazione a base di carbonato di calcio. Tra i pigmenti minerali individuati sulla parte murata si distinguono ocre rosse e gialle, orpimento, nero a base carboniosa. La colorazione verde della parte emergente del fonte è da ascrivere alla mescolanza di solfato di bario e terra verde. Sono inoltre state riconosciute alcune fasi di neoformazione prevalentemente costituite da solfati e cloruri, presenti come prodotti di alterazione. Il fonte è stato completamente restaurato grazie al fondamentale contributo del Rotary International Distretto 2120 Club di Bisceglie.
Bibliografia: M. Pasquale, Note sulla scultura romanica dell'Abbazia di S.Adoeno in Bisceglie, in "Studi Bitontini", n.61 (1996), pp.65-91; aggiornato e riedito in "I quaderni del Rotary Club di Bisceglie", n.2 (2008) cds. Chiudi

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P. BARALDI1, M. G. BARBERINI2, D. FODARO3, C. PELOSI4, L. SFORZINI5
Il restauro di una grande scultura in terracotta. Un modello di Gaspare SIbilla per il restauro nel Nilo Vaticano. Trattamento di pulitura laser. Continua...
1Università di Modena e Reggio Emilia - pietro.baraldi@unimore.it
2Storico dell'Arte, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, Roma, mariagiulia.barberini@beniculturali.it
3Restauratore, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, Roma, dfodaro@arti.beniculturali.it
4Chimico, Università degli Studi della Tuscia, Viterbo, pelosi@unitus.it
5Restauratore, Livia Sforzini restauro e conservazione, Tivoli, liv.sforz@libero.it


Nel presente contributo si descrive l'intervento di restauro realizzato su un busto monumentale in terracotta, appartenente alle collezioni del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia. Il busto raffigurante il fiume Nilo, opera settecentesca attribuita allo scultore Gaspare Sibilla, è probabilmente un modello realizzato per il restauro dell'omonimo gruppo marmoreo conservato nei Musei Vaticani. L'intervento di restauro, sviluppato in diverse fasi (dalla pulitura, al consolidamento, alla reintegrazione plastica e pittorica), è stato preceduto da una serie di indagini diagnostiche (sezioni lucide e sezioni sottili, identificazione dei leganti e dei pigmenti, identificazione dei materiali utilizzati nei precedenti restauri) e da un'accurata documentazione dello stato di conservazione (documentazione grafica e fotografica, riprese fotografiche della fluorescenza UV). L'intervento conservativo si è rivelato piuttosto complesso a causa sia del precario stato di conservazione in cui versava la scultura, sia per la tecnica d'esecuzione. La leggibilità dell'opera era fortemente compromessa dalla presenza di pesanti depositi di particellato atmosferico, polvere e sporco grasso. Inoltre, gran parte della superficie risultava ricoperta da una grossolana ridipintura. Quest'ultima nascondeva l'originale patinatura bianca presente, seppure in modo molto lacunoso, sull'intera superficie del busto. Particolarmente grave appariva lo stato di conservazione del corpo ceramico che mostrava fenomeni di fessurazione, esfoliazione e polverizzazione, più accentuati nella parte inferiore della scultura. Questi danni sono probabilmente da imputare a fenomeni ciclici di cristallizzazione e sub-cristallizzazione di sali solubili presenti nel corpo ceramico. L'impiego di una apparecchiatura laser ha permesso di effettuare la pulitura, in modo selettivo e modulato, su delle superfici talmente deteriorate da non consentire un intervento di tipo tradizionale. In particolare, l'esfoliazione e la polverizzazione del corpo ceramico impedivano di operare senza danno sulle superfici e l'impiego del laser ha permesso di effettuare la pulitura evitando il pre-consolidamento del corpo della terracotta. Infine, ottimi risultati sono stati raggiunti impiegando il laser per "indebolire" lo strato di ridipintura e agevolarne la successiva rimozione con solventi. La tecnica laser ha consentito, nel nostro caso, di intervenire in completa sicurezza, salvaguardando la stabilità strutturale e conservativa dell'opera. Si è riusciti a recuperare completamente la patina originale, esaltando la valenza estetica della scultura e diminuendo i tempi di esecuzione della pulitura. Il laser impiegato nella pulitura è stato un Nd:YAG con Lunghezza d'onda di 1064-532 nm, modalità nel Q-Switch (20 ns), energia d'impulso da 10-300 mJ. Chiudi

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M. ANZANI1, L. BORGIOLI2, A. BRUNETTO3, A. RABBOLINI1, A. SANSONETTI4, J. STRIOVA4
Sperimentazioni di pulitura laser con intermediazione di gel di agar Continua...
1Restauratori, Aconerre snc, via P.Sarpi 42, 20154 Milano, aconerre@tin.it
2Chimico, CTS srl, via Piave 76, Altavilla Vicentina (VI), leonardo.borgioli@ctseurope.com
3Restauratrice, Restauri Brunetto di Brunetto Anna, strada del Tormeno 63, 36100 Vicenza, annalaser@alice.it
4Chimici, ICVBC, R. Cozzi 53, 20125 Milano, a.sansonetti@icvbc.cnr.it


Recenti esperienze hanno applicato con successo gel di Agar in interventi di pulitura di manufatti in stucco e stucco policromo. In seguito a questi test si è sperimentato, un innovativo sistema di pulitura che abbina il gel di agar e l'irraggiamento laser. L'Agar è un gel idrocolloide naturale, estratto da alcune specie di alghe rosse, costituito da una miscela di sostanze, principalmente Agarosio e Agaropectina con proprietà addensanti capaci di formare gel rigidi, termoreversibili, validi come sistema di umidificazione. Il gel di agar viene quindi utilizzato come mezzo intermediario tra superficie artistica e radiazione laser. E' infatti ben noto l'uso di acqua libera, di miscele acqua/solventi organici, di tensioattivi come sistemi ausiliari nella pulitura laser. I vantaggi che si ottengono dall'uso di un sistema intermediario possono risiedere in una maggiore saturazione del colore della superficie che diviene così maggiormente assorbente nei confronti della radiazione, nel contenimento della temperatura durante il processo di ablazione, ed in complessi fenomeni fotomeccanici, riassunti con il termine "spallazione" che normalmente incrementano l'efficacia di pulitura. La sperimentazione utilizza radiazioni di sorgenti Nd:YAG a differenti lunghezze d'onda (1064 nm, 532 nm e 355 nm) e durate dell'impulso (Q-Switch, Long Q-Switch e Short Free Running) passanti attraverso un gel di Agar preparato in differenti concentrazioni ed applicato con modalità diverse. Vengono quindi presentate alcune osservazioni preliminari condotte su manufatti artistici di varia natura, anche se prevalentemente appartenenti alla tipologia degli stucchi a base di gesso. I manufatti prescelti per i test presentano un omogeneo stato di conservazione e la loro superficie è interessata da depositi di polvere aderenti alla superficie e da segni di percolazione dovuti a tentativi di pulitura effettuati in passato con mezzi acquosi che, probabilmente, hanno fatto penetrare lo sporco nei pori del materiale. I dati raccolti costituiranno una base di lavoro per progettare una sperimentazione più ampia che partirà da provini di laboratorio appositamente preparati e che si pone l'obiettivo di valutare gli effetti e le potenzialità del sistema di pulitura combinato e di studiare l'interazione della radiazione con il sistema di Agar gelificato. Chiudi

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I. BARBETTI1, A. FELICI2
L'uso dei sistemi laser Nd:YAG per la pulitura dei dipinti murali. Integrazioni con altre metodologie, confronti e valutazioni della loro efficacia. Continua...
1Restauratrice, ilaria.barbetti@hotmail.it
2Restauratore, Opificio delle Pietre Dure, 50129 Firenze, alberto.felici@beniculturali.it


L'uso della pulitura laser sulle pitture murali si è dimostrato efficace in situazioni dove le metodologie chimiche non si erano dimostrate del tutto sufficienti ciononostante si riscontrano casi in cui entrambi i metodi, per arrivare ad essere efficaci, possono risultare dannosi o invasivi nei confronti dei materiali e della loro composizione nonché della morfologia superficiale dello strato pittorico. Pertanto il lavoro, oggetto di tesi presso la SAF dell'OPD, ha confrontato l'efficacia di sistemi di pulitura chimici di uso comune con quelli mediante sistemi laser Nd:YAG (LQS e SFR) e le potenzialità ottenibili dalla combinazione delle due metodologie. Per ottenere dati certi e confrontabili le prove di pulitura sono state effettuate su provini simulanti la stratigrafia dei dipinti murali con campitura giallo ocra ad affresco, differenziati per morfologia superficiale (intonaco liscio e ruvido) e grado di carbonatazione (ottimale e stanca); queste hanno riguardato la rimozione di sostanze filmogene non invecchiate: colla animale, caseina, gommalacca e Vinavil. Per quanto riguarda i casi applicativi, sono state eseguite alcune prove sui dipinti murali della Cappella Maggiore presso la Basilica di Santa Croce a Firenze e su frammenti di pitture distaccate provenienti da Borgo Sansepolcro. Nel caso dei provini, la fase analitica, ha previsto il monitoraggio in diversi momenti operativi, mediante: osservazione della fluorescenza ultravioletta, rilevamenti fotografici della morfologia superficiale con stereo microscopio, misurazioni colorimetriche e di assorbimento dell'acqua con il metodo della spugnetta a contatto, misurazioni profilometriche. Per i casi applicativi sono stati eseguiti: rilevamenti fotografici con stereo microscopio ed indagini stratigrafiche. I risultati ottenuti con i sistemi laser sono stati molto incoraggianti, l'azione si è rivelata controllabile e selettiva sfruttando il differente meccanismo di ablazione dei due sistemi laser in funzione delle caratteristiche del materiale da rimuovere e delle campiture. L'impiego di metodi combinati, quando l'azione del laser ha preceduto la pulitura con sistemi chimici, ha consentito di: incrementare la quantità di materiale rimosso, minimizzare l'eventuale diffusione causata dalla solubilizzazione da parte di solventi ed eliminare l'aggressività dei sistemi di pulitura in situazioni di particolare resistenza delle patine da rimuovere o di debolezza della pellicola pittorica. Chiudi

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M. G. PATRIZI1, B. MAZZEI2, M. MASCALCHI3, S. SIANO3
Rimozione laser di pellicole scure su dipinti murali in ambiente ipogeo: il caso di studio del cubicolo "Dei fornai" nelle catacombe di Domitilla a Roma Continua...
1Impresa Individuale, via Cornelio Celso 18, 00161 Roma, gigliola.patrizi@tiscali.it
2Pontificia Commissione di Archeologia Sacra,, via Napoleone III 1, 00185 Roma, bmazzei@arcsacra.va
3Istituto di Fisica Applicata "Nello Carrara"- Consiglio Nazionale delle Ricerche, Sesto Fiorentino (FI)


Uno dei problemi di pulitura più frequenti dei dipinti murali ritrovati nelle catacombe di Roma, è rappresentato da una pellicola scura che si localizza principalmente sulle volte e nelle parti alte delle pareti degli ambienti ipogei. Le sua tonalità varia dal grigio chiaro al grigio scuro, fino al nero, mentre la consistenza e quella di un sottile velo coprente che può risultare avvolte estremamente compatto e tenace. Gran parte dei risultati sin qui ottenuti, portano ad ipotizzare che detta pellicola deturpante possa essere il risultato del deposito e lenta cementazione in precipitazioni calcaree superficiali di residui carboniosi derivanti dall'utilizzo di torce e/o lucerne ad olio impiegate in passato per illuminare gli ambienti sotterranei. Nella maggior parte dei casi però, le analisi effettuate hanno accertato la sola presenza di carbonato di calcio, mentre raramente è risultato evidente un vero e proprio carico di nero fumo. Un'ipotesi alternativa è data dalla possibilità che detta pellicola scura possa essere il risultato di un'alterazione di natura biologica. Nei campioni analizzati però, non è mai stata rilevata la presenza di attività biodeteriogena né di relitti cellulari necrotizzati. In ogni caso, non è possibile escludere la partecipazione di residui di microrganismi derivanti da fenomeni proliferativi del passato, ora completamente mineralizzati. Riguardo a ciò, in uno studio recente, è stata formulata l'ipotesi che le incrostazioni carbonatiche, localizzate in prossimità di fonti luminose, possano essere il prodotto dell'attività metabolica di microrganismi fototrofi. Attività che, da un lato causa il dissolvimento dei supporti carbonatici (intonaci) e dall'altro crea strutture di neoformazione composte sia dai precipitati cristallini bioindotti, sia dagli stessi organismi microbici carbonatati. Accanto alla difficoltà interpretativa del peculiare fenomeno di degrado appena descritto, che è stato oggetto di diversi studi, occorre sottolineare qui che tutti i tentativi di definizione di una metodologia di pulitura selettiva sono risultati ad oggi vani. In questo lavoro abbiamo affrontato la caratterizzazione della stato di conservazione e le problematiche di pulitura del cubicolo detto "dei fornai" nelle catacombe di Domitilla a Roma. Rilievi fotografici, indagini stratigrafiche attraverso microscopia ottica ed elettronica, ed analisi di mineralogiche, hanno fornito informazioni esaustive sulle e permesso una mappatura delle problematiche di pulitura. In massima parte, sono state individuate una serie di varianti della pellicola scura di cui sopra, risultata decisamente nera e coprente sugli arcosolii, e la presenza di singolari spot scuri isolati sulle pareti del cubicolo, in rilievo rispetto allo stato pittorico sottostante. In entrambe i casi sono stati condotti test di pulitura utilizzando un sistema laser Nd:YAG, cosiddetto Long Q-Switching (EOS 1000LQS, El.En. S.p.A, Calenzano). La sperimentazione ha portato alla messa a punto di un trattamento molto selettivo nelle zone minimamente stratificate, ovvero alla individuazione di condizioni di irraggiamento che hanno fornito un buon controllo del grado di pulitura. Viceversa, laddove la pellicola era relativamente spessa e tenace (crosta calcarea), il controllo della pulitura è risultato più critico. In tutti i casi comunque, i risultati delle prove laser sono risultate incomparabilmente migliori rispetto a quelli ottenuti con tecniche meccaniche e chimiche precedentemente testate. Chiudi

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A. BRUNETTO1, L. APPOLONIA2, N. SERIS2, D. VAUDAN2, G. ZIDDA3, S. SIANO4
Il laser e i laser per scoprire le pitture murali del Donjon nel castello di Quart Continua...
1Restauri Brunetto di Brunetto Anna - strada del Tormeno 63 - 36100 Vicenza, annalaser@alice.it
2Laboratorio analisi scientifiche, Soprintendenza per i beni e le attività culturali, 11100 Aosta, l.appolonia@regione.vda.it
3Servizio Beni Storici Artistici, Soprintendenza per i beni e le attività culturali, 11100 Aosta
4Istituto di Fisica Applicata "Nello Carrara"- CNR, Sesto Fiorentino (FI)


Il presente contributo riguarda le problematiche di rimozione del tenace strato di scialbatura, steso verso la metà del XV secolo sulle pitture murali a tecnica mista datate alla fine del '300, nel donjon all'interno del castello di Quart. Il tema della rimozione degli strati a calce nel recupero di policromie esistenti, risulta assai complesso e di difficile approccio, per diverse ragioni: una prima è che non si può conoscere la quantità di pittura - in estensione e in spessore- presente sotto lo scialbo, una seconda è che solitamente essa è più legata allo scialbo che allo strato di preparazione. Di questo tema si era già parlato nella precedente edizione Aplar 2, trattando un lavoro eseguito nella Cappella del Manto all'interno del Santa Maria della Scala a Siena, che aveva portato alla luce strati di cromie altrimenti persi. La tecnica di pulitura laser, in questo cantiere, è stata adottata solo in seguito alle prove effettuate con i sistemi di tipo chimico e meccanico più utilizzati abitualmente. Se si confronta l'esito dei saggi eseguiti con tecnica laser e quelli con gli altri metodi più tradizionali, si riscontra che i risultati ottenuti con il secondo metodo non possono essere nemmeno paragonabili con l'alta qualità raggiunta dal primo. A seguito quindi di una serie di prove preliminari dei sistemi laser Nd:YAG e Er:YAG a diverse lunghezze d'onda (trasportabili in cantiere) si è osservato che non poteva essere usato un solo tipo di laser, definito per la pulitura dei beni culturali, ma si è dovuto ricorrere a differenti laser, che si distinguevano per la durata di emissione dell'impulso (QS, LQS, SFR, NM). Una volta stabiliti, attraverso indagini preliminari, i tipi di laser da adottare, è stato individuato un metodo di monitoraggio e valutazione della qualità della pulitura. Lo studio ha quindi riguardato una selezione di tecniche strumentali in situ e in laboratorio, atte a valutare l'andamento dei lavori e la qualità degli stessi, mirate ad aiutare lo svolgimento delle operazioni di definizione dei parametri di qualità e omogeneità nei livelli di rimozione laser. Le strumentazioni impiegate per questo tipo di studio sono state il colorimetro, lo spettrofotometro FORS, la microscopia di cantiere e la microscopia di laboratorio. Chiudi

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G. DE CESARE1, K. MELESSANAKI2, P. POULI2, J. DOMINGUES3, F. ROSI3, C. MILIANI3,4, C. FOTAKIS2
Il laser nella pulitura delle pitture contemporanee: selezione dei parametri operativi Continua...
1Laboratorio di restauro materiali contemporanei, ISCR, 00186 Roma, gdecesare.icr@beniculturali.it
2IESL-FORTH, N. Plastira 100, Bassilika Bouton, 710 03 Heraklion, Crete, Greece, ppouli@iesl.forth.gr
3SMAArt, Dipartimento di Chimica, Università di Perugia, Via Elce di Sotto 8, 06123 Perugia, franci@thch.unipg.it, juanitadomingues@gmail.com
4CNR-ISTM, Via Elce di Sotto 8, 06123 Perugia, Italia, miliani@thch.unipg.it


I dipinti del XX secolo, realizzati con pitture industriali, sono stati spesso restaurati senza la piena consapevolezza delle proprietà chimico - fisiche dei materiali impiegati. In particolare spesso sono stati ritoccati con materiali molto simili all'originale, dalla difficile reversibilità in fase di una successiva pulitura. La loro rimozione selettiva è infatti uno dei temi di ricerca nel campo della conservazione dei dipinti contemporanei, poiché una pulitura dei ritocchi con solventi organici può risultare alle volte troppo aggressiva per lo strato originale, solubilizzandolo. Per valutare la possibilità e l'efficacia dell'applicazione della pulitura laser sulle pellicole pittoriche contemporanee, è stato condotto uno studio integrato su campioni, realizzati con tela di cotone tensionata su telaio e trattata con 12 prodotti a base di pitture di formulazione industriale. Sono stati scelti due colori: il bianco ed il blu (bianco di titanio, blu ultramarino, blu di ftalocianina) e sei diversi leganti (acrilici e vinilici in emulsione, acrilico in solvente, olio modificato alchidico per artistica e di uso domestico, alchidico con nitrocellulosa). Ognuna delle sei tele è stata allestita con uno strato di bianco di fondo nei diversi leganti, sopra il quale sono stati dipinti in un secondo strato, tutti gli altri 11 prodotti. I test di pulitura sono stati basati su diversi sistemi laser in un range di lunghezze d'onda dall'ultravioletto (248 nm) al vicino infrarosso (1064 nm) con durata variabile degli impulsi. L'obiettivo era quello di rimuovere lo strato più esterno senza alterare il primo strato bianco e l'efficacia del metodo applicato è stata poi valutata mediante microscopia ottica, micro-FTIR e micro-Raman. In particolare il microscopio ottico ha dato informazioni sia sulla omogeneità che sulla morfologia superficiale, mentre le analisi spettroscopiche delle superfici irradiate attraverso micro-FTIR e micro-Raman hanno rivelato i residui dei materiali della pellicola pittorica più esterna, nonché le fasi di alterazione responsabili dell'alterazione cromatica dei bianchi. Lo studio sistematico dei test di pulitura ha permesso di mettere le basi per scegliere il più appropriato sistema laser da applicare (lunghezza d'onda e durata dell'impulso) e gli altri specifici parametri operativi (intensità di flusso, numero di impulsi, numero della ripetizione), per arrivare a selezionare un laser più efficace e sicuro nella rimozione dei ritocchi dei dipinti contemporanei. Chiudi

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P. CROVERI1,2, M. DEMMELBAUER1, A. GIOVAGNOLI1, M. NERVO1, T. POLI2
Pulitura laser su zinco argentato: il caso de "La Vague" proveniente dalla Certosa di Valcasotto Continua...
1Centro Conservazione e Restauro "La Venaria Reale"
2Dipartimento di Chimica I.F.M. Università degli Studi di Torino


In occasione dell'intervento di recupero della residenza sabauda di Valcasotto, nell'ambito del più ampio intervento di valorizzazione del Patrimonio delle Residenze Sabaude finanziato dalla Regione Piemonte, il Centro di Conservazione e Restauro La Venaria Reale si è occupato del restauro di tutti gli arredi, i manufatti artistici e le suppellettili del Castello. In questo quadro l'uso della strumentazione LASER ha permesso di ottenere interessanti risultati su numerosi manufatti di diversa composizione (gesso, metallo, ceramica, ecc.): nello specifico verrà analizzato l'intervento su un manufatto metallico presente nella sala da pranzo storica del castello. L'opera, posta su un basamento ligneo verniciato a finto marmo, è realizzata in lega di ottone con la tecnica di fusione a cera persa, foggiata per parti successivamente saldate e sottoposte ad argentatura. Il modellato scultoreo rappresenta una figura femminile seduta su uno sperone roccioso mentre aiuta un bimbo a raggiungere un pesce che nuota tra i flutti. Le grandi e movimentate onde formano un bacile probabilmente utilizzato come contenitore di acqua per lavarsi le mani prima del pasto e, al contempo, forniscono all'opera il titolo francese "La Vague". Le specifiche condizioni conservative erano piuttosto precarie, non solo per la presenza di differenti protettivi superficiali molto invecchiati, associati a cospicui depositi cartonatici e di particellato atmosferico di aspetto pulverulento o compattato; si osservavano anche diffusi affioramenti di sali inorganici provenienti dal substrato in lega di rame e accumulati in numerosi punti della superficie argentata, oppure presenti al di sotto di questa con conseguente formazione di "pustole". Dopo aver valutato attentamente i materiali costitutivi, le tecniche di realizzazione e lo stato di conservazione mediante indagini visive e con strumentazioni scientifiche (XRF, FTIR, fotografia UV), si è provveduto a scegliere delle aree campione significative su cui effettuare dei test di pulitura caratterizzando le superfici mediante tecniche non invasive di microfotografia e spettrofotometria di riflettanza, così da avere parametri di confronto, prima e dopo le prove di pulitura. è stato quindi valutato l'uso di laser LQS e QS, di tipo Nd:YAG a 1064 nm., impiegati con differenti valori di fluenza. Il substrato argentato altamente riflettente è contraddistinto da un'alta soglia di danneggiamento, cosicché l'ablazione LASER è risultata particolarmente efficace e sicura con entrambe le strumentazioni sperimentate, con e senza la mediazione di acqua. L'operazione di pulitura con LASER è stata coadiuvata da una lieve rifinitura chimico/meccanica, associata alla concomitante verifica con lampada UV che ha permesso di avere la certezza della totale rimozione degli strati soprammessi. Con queste metodologie è stato possibile recuperare l'originale colore argentato e la complessiva fruibilità dell'opera all'interno di un rinnovato contesto storico. Chiudi

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C. ESCUDERO1, M. BARRERA2, I. SANCHEZ2, R. MARIN2, A. CLIMENT FONT3, C. GUTIEŔREZ3, A. ZUCCHIATTI3
Valutazione comparativa di pulitura laser e pulitura meccanica in metallo archeologico: la Croce di rame dorato di san Esteban de Gormaz (Soria-España) Continua...
1Laboratorio di Restauro, Centro de Conservación y Restauración de Bienes Culturales de la Junta de Castilla y León (CCRBC), Valladolid, Spagna - escremcr@jcyl.es
2Dipartimento di Fisica e Chimica, Centro de Conservación y Restauración de Bienes Culturales de la Junta de Castilla y León (CCRBC), Valladolid, Spagna - barbarmr@jcyl.es
3Centro de Micro-Anàlisis de Materiales, Universidad Autónoma de Madrid (CMAM), Spagna - alessandro.zucchiatti@uam.es


L'opera, una croce a doppia traversa lavorata in rame dorato con anima interna in legno (ormai quasi del tutto inesistente), presenta la degradazione tipica delle leghe di rame sotto determinate condizioni di interramento, dove l'intera superficie dorata rimane dissimulata sotto carbonati e altri sottoprodotti di alterazione. E' per questo che, date le limitazioni che presentano le procedure meccaniche consuete -modificazione della superficie metallica tramite l'introcuzione di strutture e bruniture- si sviluppa uno studio comparativo di pulizia laser considerando la lunghezza d'onda, la durata della pulsazione -Q-Switched versus Long Q-Switched- e i modi di applicazione -ablazione versus ultrasuoni introdotti per mezzo della radiazione laser. Tutto questo si fa accertando analiticamente i risultati della pulizia- tecniche PIXE, RBS, SEM, EDX- e così facendo, il restauratore fa tesoro di tutti i dati da valutare per poter portare a termine la restaurazione della suddetta croce garantendo due premesse fondamentali: 1) Che durante la fase di pulizia non vengano modificate le caratteristiche formali dell'oggetto, dando così adito a errori di lettura e/o interpretazione; 2) Che non vengano introdotte modifiche fisico-chimiche e altri danni suscettibili di evolversi con il tempo Chiudi

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SESSIONE POSTER - Casi applicativi ed esperienze maturate
A. SANSONETTI
INTRODUZIONE alla sessione poster

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PAOLO SALONIA
Tecnologie (laser) nel progetto di conservazione Continua...
Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali - ITABC CNR - AdR di Roma - 00016 Monterotondo Staz. (RM) paolo.salonia@itabc.cnr.it

Il tema della individuazione di tecniche e metodi innovativi per il settore della conservazione e valorizzazione dei Beni Culturali costituisce il nodo centrale della questione relativa all'introduzione, piena e consapevole, degli strumenti tecnologicamente avanzati nell'ambito delle cosiddette discipline umanistiche, laddove già queste si avvalgono di apparati scientifici per affrontare, con modalità più corrette e oggettive, le complesse problematiche di "misura" e di diagnostica. Si vuole affrontare il tema dell'introduzione, sempre più manifesta ma ancora insufficiente, delle tecnologie nel complesso ed articolato processo del progetto di conservazione. A tal fine, il Congresso di oggi appare un possibile luogo di discussione, adatto a promuovere e dibattere riflessioni sul tema posto. In particolare, il Congresso intende focalizzare lo stato dell'arte dell'impiego di strumentazioni laser nella pulitura delle superfici di interesse storico artistico, quindi posizionando il discorso sul segmento specifico dell'intervento. Ma quanta e quale altra tecnologia laser, e non laser, è presente in altri momenti del progetto di conservazione? La tecnologia del 3D laser scanning consente di acquisire digitalmente oggetti tridimensionali di varie dimensioni sotto forma di nuvole di punti (insieme di punti di cui è nota la posizione tridimensionale che descrivono la superficie dell'oggetto osservato). Ciascun punto è definito da una posizione spaziale in coordinate x y z rispetto al punto di origine rappresentato dalla posizione dello scanner e da un quarto importante elemento che è il grado di riflettanza delle superfici. Se lo scanner è in grado di rilevare anche la mappatura fotografica dell'oggetto (attraverso fotocamera digitale incorporata) il punto acquisito sarà definito anche dal valore RGB, quindi dal valore cromatico. E forse è proprio il campo dei Beni Culturali ad essere emblematico delle grandi potenzialità e possibilità offerte dalla integrazione e complementarietà di tecniche e tecnologie diverse. Un'altra tecnologia, questa da considerarsi assolutamente low cost, basata su semplici riprese fotografiche può oggi efficacemente sostituire le procedure laser scanning, generando nuvole di punti dove all'informazione geometrica è immediatamente contestuale quella colorimetrica. Si tratta di un sistema di rilievo basato sulla realizzazione di una ridondante ripresa fotografica dell'oggetto effettuata in condizioni note. Per ciascuna porzione dell'oggetto vengono acquisite tre diverse fotografie, da tre diverse angolazioni, seguendo una semplice serie di procedure e mediante l'utilizzo di un sistema di acquisizione e di una camera fotografica opportunamente calibrati. Il processamento di ciascuna tripletta di immagini, all'interno di uno specifico ambiente software, basato sui principi della stereofotogrammetria, permette la trasformazione dei singoli pixel delle immagini in una nuvola di punti di coordinate note, contestualmente dotata dell'informazione di colore in formato RGB, anche senza l'ausilio di alcun supporto topografico. Si intendono presentare alcune esperienze fortemente diversificate, sia in termini di tecnologie impiegate sia per la profonda diversità, anche di scala, dei casi di studio. Chiudi

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E. IOPPOLO1, A. GRUZZI2, A. ZANINI3
Applicabilità della tecnologia laser nell'intervento cnservativo dulle ceramiche provenienti da scavi archeologici. Continua...
1Restauratore, Art.Novae, Strada Palomba 1, 01100, Viterbo, eioppolo@tiscali.it
2Restauratrice privata, Largo Monti della Tolfa 1, 00053 Civitavecchia (RM), annagruzzi@yahoo.it
3El.En. S.p.A., V. Baldanzese 17, 50041, Calenzano (FI), conservazione@elen.it


Lo studio vuole colmare un vuoto nella ricerca applicata sull'impiego della tecnologia laser. Sono pochi e del tutto episodici infatti i contributi in letteratura che affrontano l'uso del laser nella pulitura di ceramiche archeologiche. Ospitate presso i laboratori dell'Università della Tuscia, sono in corso una serie di prove sistematiche su campioni provenienti principalmente dagli scavi in corso nel sito di Ferento. Da questo campione, già di per sé ampiamente rappresentativo si è ampliata la casistica alle altri classi della produzione fittile di ambito archeologico, partendo dagli impasti protostorici, passando alle altre classi di epoca etrusca e romana, sino ad arrivare a quelle ingobbiate e invetriate medievali e alle majoliche rinascimentali. In questo modo si è potuto per la prima volta iniziare a caratterizzare e parametrizzare l'interazione laser - ceramica in modo sistematico e scientifico. Come diagnostiche di verifica si sono adottate,oltre alla caratterizzazione chimico fisica del degrado, la rugosità, la colorimetria, la visione al microscopio di sezioni sottili dei manufatti prima e dopo l'ablazione laser. Nella ricerca saranno utilizzati i seguenti sistemi laser: El.En. Vario (LQS), Quanta System Thunder Art (QS), El.En. Eos 1000 (SFR). Verranno quindi presentati e discussi i primi risultati di questa ricerca tuttora in corso. Chiudi

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A. BRUNETTO1, M. MASCALCHI2, A. SCALA3, F. DROGHINI3, S. SIANO2
La sagrestia vecchia nel Santa Maria della Scala (SI): l'avanzamento del lavori laser Continua...
1Restauri Brunetto di Brunetto Anna - strada del Tormeno 63 - 36100 Vicenza, annalaser@alice.it
2Istituto di Fisica Applicata "Nello Carrara"- CNR, Sesto Fiorentino (FI)
3Dipartimento di Scienze Ambientali "G.Sarfatti", Università di Siena, Via Laterina 8, Siena


Il presente contributo riguarda l'avanzamento della sperimentazione e della applicazione laser sulle pitture murali della Sagrestia Vecchia all'interno del Complesso Museale del Santa Maria della Scala a Siena. Le pitture risalenti alla metà del '400 dipinte da Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta, si presentano ricoperte da residui di scialbo steso nei secoli scorsi per disinfettare gli ambienti ospedalieri e da Paraloid applicato invece negli anni '80 del '900. Il lavoro di sperimentazione laser è iniziato negli anni 2004-'05 con l'esordio dell'applicazione di tale tecnica su alcune zone della volta, in particolare sugli incarnati, sui manti rossi del Cristo Benedicente e di San Giovanni Evangelista, e di alcuni Profeti. Le cromie interessate erano costituite soprattutto da ocra gialla, ocra rossa, terra di Siena naturale, terra verde e lacca di kermes. La valutazione dei risultati, mediante la misura delle proprietà fisiche delle superfici e approfondite indagini mineralogico-petrografiche e chimiche, ha dimostrano l'efficacia ed i vantaggi dell'approccio laser rispetto a metodi di pulitura chimica e meccanica, nella rimozione di scialbi e paraloid da dipinti murali. Questa esperienza è stata propulsiva ed applicata in altri interventi di restauro, ad esempio la Cappella del Manto (sempre all'interno del Santa Maria della Scala), la stanza del Donjon all'interno del castello di Quart in Aosta, le Catacombe di Santa Tecla a Roma, come dimostrato dalle diverse pubblicazioni in quest'ultimo cinquennio. Nei primi mesi del 2010 sono ricominciati i lavori di pulitura sulle complesse pitture del Vecchietta che hanno fornito la possibilità di un avanzamento della sperimentazione e applicazione laser su cromie differenti da quelle precedentemente studiate. Sono stati utilizzati laser Nd:YAG, 1064 nm a diverse durate d'impulso (QS, LQS, SFR), 532 nm a QS ed un laser Er:YAG a 2940 nm con durata dell'impulso di 200-400 μs. Sono state inizialmente determinate le soglie di danneggiamento, procedendo con aumenti graduali di densità di energia e numero di impulsi incidenti sulla medesima area. Ciò ha permesso di ottenere i limiti operati di fluenza. I regimi ablativi sfruttati nei trattamenti di pulitura sono definibili come spallazione e vaporizzazione lenta, utilizzati singolarmente o in combinazione. Chiudi

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M. MUSELLA1, E. MARTUSCELLI2, G. GENTILE3
Interventi di restauro: la pulitura tradizionale e la pulitura laser di tessuti archeologici. Indagini diagnostiche ed ipotesi di restauro su casi di studio provenienti dal sito fortificato medievale rocca Montis Dragonis (CE) Continua...
1Lab. di Restauro, Museo Civ. Archeologico 'B. Greco' di Mondragone, Caserta - musellamarianna@hotmail.it
2Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, Napoli - e.martuscelli@virgilio.it
3Istituto di Chimica e Tecnologia dei Polimeri, CNR, Pozzuoli (NA)- gennaro.gentile@ictp.cnr.it


Le ipotesi di intervento da applicare su materiali organici, comportano una necessità di verifica macroscopica e microscopica delle operazioni che si realizzano. Ovviamente l'importanza macroscopica è legata al necessario riconoscimento del reperto trattato; l'aspetto microscopico, ne valuta la piena riconoscibilità come materiale, ed in particolare come elemento con le proprie caratteristiche intrinseche e complesse, tali da cararatterizzarlo pienamente. La possibilità di lavorare su reperti originali, di contesto medievale, ci permette, non solo di sperimentare differenti metodi applicativi di restauro, ma di verificare in modo multidisciplinare le ipotesi di soluzione al problema di necessaria conservazione del reperto trattato. I casi di studio sono due, e provengono dal sito fortificato di Rocca Montis Dragonis, e conservati nel Museo Civico Archeologico 'Biagio Greco' di Mondragone (CE). La scelta di tali reperti è legata ad un fattore materiale, in quanto di entrambi è possibile analizzare una buona quantità di tessuto; ed un fattore tecnico, in quanto provenienti dallo stesso sito, ma con contesto di interramento totalmente differente, e con materiali aggiuntivi di seppellimento non uguali. Il primo caso è rappresentato da due tipologie differenti di tessuto (per trama e per spessore), fortemente aderenti a placche di armatura in ferro, rivettate con elementi in ottone, e con presenza in spessore di cuoio. La particolarità è inoltre caratterizzata dalla completa mineralizzazione delle fibre, che ne permette anche la lettura piena della tessitura della stoffa apposta. Il secondo caso è rappresentato da frammenti di veste rinvenuti in una sepoltura dello stesso sito, con depositi di seppellimento ed organici. Prima di poter procedere alle ipotesi di intervento sui tessuti, attraverso saggi di pulitura, è stato effettuato un microprelievo per analizzare lo stato di fatto dei reperti. Le prove di restauro sono state successivamente condotte secondo metodi tradizionali (meccanici e chimici) e con l'ausilio del laser. Per poter valutare appieno l'intervento, è stato effettuato un secondo prelievo di campione, da entrambi i casi, in modo da valutare e paragonare anche a livello microscopico la soluzione d'intervento che sarà applicata ai reperti nel progetto esecutivo di restauro. Chiudi

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M. STRAGAPEDE1, S. E. ANDRIANI2, I. M. CATALANO2, G. LA NOTTE3
La tecnologia laser applicata allo studio della pulitura dei manufatti tessili Continua...
1 Tiraz Conservazione e Restauro, Ruvo di Puglia, Bari - maria.stragapede@libero.it
2Laboratorio LIACE - Dipartimento di Fisica-Università degli Studi di Bari - andriani@fisica.uniba.it
3Direttore del Museo Diocesano di Bisceglie, Bari - giacintolanotte@yahoo.it


L'intervento di pulitura delle opere d'arte è una delle operazioni più delicate e sofisticate del restauro dei beni culturali con particolare riferimento ai manufatti tessili lavorati e ricamati con filati metallici (argento, oro e rame), dove la rimozione del particellato incoerente depositatosi nel tempo, rende sempre unico e complesso ogni caso di studio e d'intervento soprattutto per la natura polimaterica di cui sono fatte queste opere. Le metodologie tradizionali di pulitura dei manufatti tessili, prevedono solitamente operazioni di rimozione selettiva dei depositi di particellato incoerente che in alcuni casi risultano incompatibili con la natura chimico-fisica dei filati metallici e del loro avanzato stato di degrado. La pulitura tradizionale dei filati metallici spesso rimuove la placcatura e le tecniche chimiche ed elettrolitiche, usate sull'argento o argento dorato, innescano pericolosi processi che si amplificano con il trattamento per immersione. Il non compromettere lo stato di salute di un opera, sul piano morfologico, cromatico e fisico è l'obiettivo che spinge il restauratore a cercare tecniche di pulitura alternative, sicure ed efficaci. Il Progetto di sperimentazione si pone l'obiettivo di verificare i vantaggi offerti dalla tecnologia laser nel campo dell'intervento conservativo di pulitura di alcune tipologie di manufatti tessili. I test di intervento di pulitura a laser verranno effettuati su campioni di tessuti operati e ricamati in fibra di seta e filati metallici e saranno accompagnati da accurate indagini diagnostiche finalizzate: 1) alla conoscenza approfondita delle caratteristiche chimico - fisiche dei materiali organici (fibre vegetali, animali e minerali) ed inorganici (filati metallici); 2) allo studio dello stato di conservazione dell'opera; 3) alla natura del degrado; 4) alla verifica degli esisti dell'intervento laser (presenza di eventuali residui e/o danneggiamento della fibra vegetale e/o metallica). L'indagine verrà condotta presso il laboratorio L.I.A.C.E. (Laser Innovation in Artwork Conservation and Education) di Bisceglie (BA), utilizzando differenti sorgenti laser, al variare della lunghezza d'onda, della durata degli impulsi, della fluenza e della frequenza di ripetizione degli impulsi laser al fine di determinare le condizioni ottimali di irraggiamento che garantiscano il rispetto del manufatto tessile e metallico. I risultati dell'ablazione laser verranno confrontati con quelli conseguiti mediante l'utilizzo di metodiche tradizionali di restauro al fine di validare o meno l'applicazione di tale tecnologia. La fase sperimentale si concluderà, in caso di validazione della tecnologia laser, con l'intervento di pulitura su casi di studio reali quali paramenti sacri ricamati in seta e filati metallici reperiti nell'ambito della collezione di opere tessili del Museo Diocesano - Sede di Bisceglie. Chiudi

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G. BUCCOLIERI1, F. ADDUCI2, A. BUCCOLIERI1, A. CASTELLANO1, V. NASSISI3, F. VONA4
Effetti fotochimici nell'UV Laser Cleaning di manufatti in argento e sue leghe Continua...
1Dip. di Scienza dei Materiali, Università del Salento, INFN, Lecce - giovanni.buccolieri@unisalento.it
2Dipartimento di Fisica, Università degli Studi di Bari, Bari
3Dipartimento di Fisica, Laboratorio LEAS, Università del Salento, INFN, Lecce
4Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Puglia, Bari - spsae-pug@beniculturali.it


La conservazione e il restauro di manufatti in argento e sue leghe di interesse storico, artistico e archeologico, rappresenta uno dei temi di attenzione e dibattito nel campo della conservazione dei beni culturali. In passato, l'insieme delle operazioni finalizzate al restauro di un qualsivoglia manufatto artistico o testimonianza storica, non sempre si sono rivelate adeguate a rallentarne il naturale processo di degrado nel tempo. Da qui la consapevolezza di impostare e perfezionare tecniche di restauro sulla base di conoscenze scientifiche sempre più approfondite e con conseguente impiego di metodi d'indagine non distruttivi.
Lo studio e l'identificazione dei prodotti di corrosione dell'argento e delle sue leghe rappresentano un prerequisito essenziale per il corretto restauro di antichi manufatti argentei e un basilare contribuito nel campo della conservazione del patrimonio storico-artistico-culturale. La caratterizzazione qualitativa e quantitativa degli elementi e dei composti della lega, non solo rappresenta uno strumento prezioso nel campo della ricerca storica (origine, datazione, ecc.), ma è anche di fondamentale importanza per una migliore comprensione e prevenzione dei processi di alterazione cui il manufatto è soggetto. Il restauro moderno di manufatti metallici tende, sia a un'azione di consolidamento e salvaguardia (eliminazione di incrostazioni, macchie, ispessimenti di prodotti di corrosione, ecc.) sia alla limitazione di eventuali attacchi chimici dovute a specie ioniche. In effetti, la pulitura di un oggetto in argento e sue leghe costituisce la fase più impegnativa e complessa dell'intervento di restauro poiché spesso le operazione risultano irreversibili. Le tecniche di pulitura classiche sono quelle meccaniche, che utilizzano strumenti abrasivi o vibranti, sabbiatrici o idropulitrici, oppure quelle chimiche mediante l'utilizzo di sostanze (resine) a scambio ionico. Tali metodi, nonostante i miglioramenti raggiunti, si rivelano sovente poco accurati e poco soddisfacenti sia perché risulta difficile individuare il giusto livello di pulitura, sia perché non sono da sottovalutare gli eventuali meccanismi di corrosione che i residui dei trattamenti possono indurre. Inoltre i prodotti chimici utilizzati possono rappresentare un potenziale rischio per la salute del restauratore e per l'ambiente. E' da considerare inoltre l'aspetto estetico: è tuttora accesa la controversia tra gli storici dell'arte per la definizione del "giusto" grado di pulitura. Nonostante ciò, le tecniche più utilizzate risultano ancora quelle meccaniche e chimiche con ridotto interesse verso metodi innovativi. In tale prospettiva, la pulitura mediante laser (laser cleaning) risulta potenzialmente in grado di superare molte delle difficoltà e delle problematiche elencate in precedenza. Le caratteristiche fondamentali della tecnica laser cleaning sono: 1) Essere una tecnica di non-contatto, escludendo in tal modo, ogni possibile contaminazione del campione; 2) Permettere di intervenire in modo efficace e delicato su superfici molto fragili, morfologicamente complesse, poco coese e in avanzato stato di degrado; 3) Eseguire un intervento progressivo, localizzato e potenzialmente selettivo, seguendo la microstratigrafia degli strati di alterazione con la possibilità di arrestarsi al livello desiderato. Il presente lavoro è finalizzato a una conoscenza approfondita e completa dell'applicabilità e dell'efficacia della tecnica di laser cleaning su manufatti archeologici in argento e sue leghe. A tale scopo gli interventi di pulitura laser sono stati monitorati e affiancanti da indagini in diffrattometria e in fluorescenza a raggi X condotte prima, durante e dopo il trattamento laser. Tali indagini hanno permesso sia di valutare la concentrazione superficiale di diversi elementi costituenti le patine che gli effetti fotochimici indotti dalla luce laser. Chiudi

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G. ROLLO1, P. VIVIANI1, P. CROVERI2,3, T. POLI2, M. NERVO3, F. SPAGNOLI1, F. ZENUCCHINI1,3, A. BRUNETTO1
Prove di rimozione di ridipinture du una scultura lignea policroma mediante utilizzo di tecnologia laser Continua...
1Università degli Studi di Torino in convenzione CCR "La Venaria Reale", Torino - giuliarollo@hotmail.com - gheghen@gmail.com - francesca_spagnoli@yahoo.it - francesca.zenucchini@centrorestaurovenaria.it - annalaser@alice.it
2Dip. di Chimica I.F.M. Università degli Studi di Torino - paola.croveri@unito.it - tommaso.poli@unito.it
3CCR "La Venaria Reale", Torino - marco.nervo@centrorestaurovenaria.it


L'opera oggetto dello studio proposto è una scultura lignea policroma, ascrivibile alla prima metà del Seicento, raffigurante il tema della Sant'Anna Metterza: il manufatto, di ambito artistico valsusino, appartiene alla collezione del Museo di Arte Alpina di Giaglione (Susa). La scultura, già oggetto di uno studio di tesi e di una prima fase di intervento di restauro conservativo all'interno dei laboratori del Centro di Conservazione e Restauro "La Venaria Reale", presentava estese ridipinture al di sopra delle cromie originali. Con l'obbiettivo di rimuovere tali stesure non pertinenti al manufatto, erano state eseguite alcune prove con metodi tradizionali di pulitura (chimici e meccanici). Non avendo ottenuto risultati soddisfacenti si è quindi ritenuto opportuno sperimentare la strumentazione laser per effettuare alcune prove di rimozione. Tale studio è stato pensato e portato avanti durante lo svolgimento del corso di Tecniche laser per la conservazione, istituito presso il Corso di laurea in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali dell'Università di Torino. Le zone significative su cui si è scelto di intervenire sono state due, individuate in seguito alla analisi stratigrafica di microframmenti campionati (analisi in microscopia ottica, elettronica e spettroscopia FT-IR), recanti entrambe uno spesso strato di ridipintura a smaltino e caratterizzate da sottostanti cromie originali costituite una da un verde a base di rame (probabilmente malachite) l'altra da indaco. Le strumentazioni utilizzate per i test di rimozione sono state: laser EOS 1000 (Nd:YAG SFR), laser EOS 1000 LQS (Nd:YAG LQS) e laser Thunder Art (Nd:YAG QS). Su ciascuna delle due zone selezionate sono stati realizzati alcuni tasselli per mezzo delle tre strumentazioni, utilizzando i parametri di irraggiamento individuati in seguito a ripetute prove (single shot). L'effetto dell'interazione del raggio laser sui substrati pittorici è stato osservato mediante l'ausilio di un videomicroscopio portatile ed il livello di rimozione raggiunto è stato studiato attraverso l'analisi in sezione lucida di microcampioni prelevati dalle zone di pulitura. Nelle prove effettuate sulla zona dove la ridipintura si giustapponeva allo strato di colore verde, si è visto che la strumentazione laser consentiva la sua totale rimozione. Nei test fatti sulla zona dove la ridipintura copriva l'indaco, é emerso che la migliore modalità di rimozione consisteva nell'assottigliare lo strato con il laser provocandone successivamente il completo distacco con l'azione del bisturi. I risultati differenti, ma entrambi positivi, ottenuti con queste prove testimoniano del fatto che é possibile individuare nel laser uno strumento valido per il trattamento di queste superfici. Ciascuna delle strumentazioni adottate ha dimostrato una diversa interazione con la materia, consentendo in alcuni casi, con risultati soddisfacenti, la rimozione della ridipintura. Il laser Thunder art (Nd:YAG QS) e il laser EOS 1000 LQS (Nd:YAG LQS) sono quelli che hanno permesso di ottenere i risultati migliori. In particolare il primo dei due laser ha consentito la rimozione della ridipintura per assottigliamento, rendendo possibile un'azione graduale. Chiudi

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Sessione orale - SECONDA PARTE - Progetti, prospettive, strategie aziendali
L. APPOLONIA
INTRODUZIONE alla sessione progetti, prospettive e strategie aziendali

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I. M. CATALANO
Il laboratorio L.I.A.C.E. (Laser Innovation in Artwork Conservation and Education): obiettivi e prospettive Continua...
Professore Ordinario di Fisica Generale Dipartimento di Fisica "M. Merlin " - Università degli Studi di Bari, Direttore del Laboratorio L.I.A.C.E. - Largo S. Donato 5, 70052 Bisceglie (BT)- catalano@fisica.uniba.it

Il Laboratorio L.I.A.C.E. (Laser Innovation in Artwork Conservation and Education), istituito nel 2006 presso il Museo Diocesano di Bisceglie (BT) dal Gruppo di Ricerca in Ottica Quantistica e Fotonica del Dipartimento Interateneo di Fisica "M.Merlin" dell'Università degli Studi di Bari, ha tra i suoi obiettivi primari la promozione di ricerche, anche a carattere multidisciplinare, e di innovazione tecnologica, con la finalità di porsi come punto di riferimento e di supporto scientifico a livello nazionale ed internazionale nel campo del restauro con tecnologia laser. Infatti, le tecniche laser, pur avendo già prodotto ottimi risultati in particolare nel settore della pulitura di materiali lapidei, richiedono ancora il supporto della ricerca sia nell'intento di estendere il loro campo di applicazione ai diversi tipi di materiali costitutivi dei manufatti di interesse storico-artistico, sia per l'individuazione ed il superamento dei rischi e dei limiti che ancora ne impediscono la completa diffusione. In quest'ottica il laboratorio L.I.A.C.E. si pone, tra l'altro, l'obiettivo di valutare le potenzialità delle diverse sorgenti laser al fine di definire, caso per caso, il giusto compromesso tra l'efficienza di pulitura e la non invasività del metodo nel rispetto dell'integrità dell'opera. Il Laboratorio L.I.A.C.E. ha già attivato proficui rapporti di interscambio a livello nazionale ed internazionale sia con il mondo della cultura sia con quello dell'impresa. Chiudi

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S. SIANO1, A. ZANINI2, P. BAGLIONI3, P. LANARI4, M. BARBERA5, R. OLMI6, M. GIAMELLO7, C. FROSININI8, M. VALLERIANI9, S. BARONE10, A. MACHERELLI11, G. BERTI12, P.A. MANDO' 13
Sviluppo e trasferimento di tecnologie per la conservazione del progetto TemArt Continua...
1Istituto di Fisica Applicata - CNR, Sesto Fiorentino. 2El.En. S.p.A., Calenzano. 3Consorzio Interuniversitario per lo Sviluppo dei Sistemi a Grande Interfase, Sesto Fiorentino. 4Liberologico S.r.l., Calenzano. 5Net7 di Federico Ruberti e C. S.n.c., Pisa. 6 ELab Scientific S.r.l., Firenze. 7Dipartimento di Scienze Ambientali - Università di Siena. 8Opificio delle Pietre Dure - MiBAC. 9Microconsult S.r.l, Sesto Fiorentino. 10ScanSystems S.r.l., Cascina. 11ADARTE S.n.c., Prato. 12XRD-Tools S.r.l., Pisa. 13 Laboratorio di Tecniche Nucleari per i Beni Culturali - INFN

Il progetto TemArt "Tecniche avanzate per la conoscenza materica e la conservazione del patrimonio storico-artistico", recentemente finanziato dalla Regione Toscana, mira allo sviluppo e trasferimento di strumenti diagnostici portatili, apparecchiature e materiali per il restauro, e servizi innovativi per la conservazione di beni culturali. Sono in fase di sviluppo: 1) videomicroscopio 3D; 2) apparato per il rilievo 3D di media scala; 3) diffrattometro a raggi X (XRD); 4) apparato di spettroscopia di plasma indotto da laser (LIPS); 5) sistema laser a impulso variabile per la pulitura; 6) materiali nanotecnologici per la pulitura, il consolidamento e la protezione; 7) dispositivo biocida a microonde; 8) software per l'analisi materica in tempo reale, la documentazione, l'e-learning e l'e-tutoring; 9) Infrastruttura di Servizi. Il progetto, iniziato l'1 febbraio 2010, ha una durata di due anni, entro i quali i prodotti elencati dovranno passare dall'attuale fase sperimentale a concrete proposte di mercato. Il partenariato è composto da tredici soggetti, di cui cinque pubblici e otto privati, già coinvolti da anni a diverso titolo nel settore beni culturali. Accanto alle attività di stretta pertinenza di sviluppo scientifico e tecnologico, il piano operativo di TemArt prevede collaborazioni con imprese di restauro ed enti di tutela, sostanziate da una intensa attività di sperimentazione in cantiere delle nuove tecnologie sviluppate. Inoltre, con l'Infrastruttura di Servizi TemArt, il partenariato intende fornire supporto scientifico agli operatori del settore in materia di diagnostica, restauro, autenticazione, documentazione, monitoraggio e altro. In questo contributo riportiamo lo stato di avanzamento dello sviluppo dei nuovi prodotti tecnologici del progetto, unitamente alle modalità di accesso e attività della sua Infrastruttura di Servizi. Chiudi

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POSTFAZIONE
GIORGIO BONSANTI
POSTFAZIONE

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